Beppe Carino è alla ricerca del filo sottile di affinità tra mondi e storie che rende possibile una tessitura di relazioni concettuali, antropologiche ed esistenziali, attraverso la sutura delle faglie di rottura, delle ferite che si aprono nella struttura dissociata del presente. Nelle sue opere è presente un rimando latente all’arte della tessitura, che si può scorgere da una lettura controluce che rivela la filigrana di un intreccio di strutture non solo compositive e formali, ma anche logiche e sintattiche, una trama non solo concreta e materiale, ma anche concettuale, lungo il filo infinito del senso, intravisto dal lato inafferrabile dell’eterno rovescio delle cose.